Driftwood by King of the Opera

Un unico brano di quasi 20 minuti interamente composto, arrangiato ed eseguito dalla band e co-prodotto da Andrea Rovacchi (Julie’s Haircut), che già collaborò con Mariotti e compagni per il secondo album a nome Samuel Katarro “The Halfduck Mystery”.
I tre movimenti che costituiscono l’opera (Colours and Lights, I Remember Something, Counting Shadows) furono inizialmente concepite dal trio come brani autonomi e soltanto successivamente rielaborati e fusi in unico blocco.
Driftwood è una sorta di concept sulla deriva: fisica e interiore. Fisica perchè racconta in prima persona la vicenda di un uomo che, perdendosi per diversi giorni in mare aperto su una piccola imbarcazione, impara lentamente ad accettare e ad arrendersi a questa sua condizione, all’ineluttabilità del destino.
Proprio questa presa di coscienza gli permette di salvarsi, quando, ormai stordito e moribondo dopo una violenta tempesta, abbandona ogni tentativo di recuperare la rotta lasciandosi trasportare dalla corrente, che fatalmente lo poserà, insieme ai resti della barca (da qui il titolo della suite), su una spiaggia desolata e sconosciuta.
Il protagonista affronta anche una deriva interiore in cui il mare diventa metafora e luogo fisico dello smarrimento e della perdita della memoria che l’uomo tenta ossessivamente di recuperare, cercando di scorgere nel paesaggio monotono e sterminato ogni piccolo indizio che possa aiutarlo a ricordare il suo passato e soprattutto le motivazioni e le ambizioni che lo hanno portato a spingersi fino a lì. Non ritroverà mai più quel suo vecchio mondo che il trauma ha definitivamente spazzato via, ma la grande sofferenza provata gli permetterà di raggiungere una consapevolezza interiore molto più solida e autentica.
Sotto il profilo prettamente musicale, invece, Driftwood può classificarsi come una sorta di musica a programma contemporanea. La band ha, infatti, tentato di rappresentare e di “dipingere” musicalmente quel “qualcosa di extramusicale” (citando lo storico della musica Stefan Kunze) che qui è costituito, concettualmente, dal processo della deriva e, iconicamente, dal mare, dalla tempesta, dalle onde e da tutto ciò che caratterizza il travagliato percorso del protagonista.
Durante tutti i 20 minuti di Driftwood gli strumenti si rincorrono l’uno con l’altro, le figure melodiche riecheggiano le onde stesse in un succedersi di arpeggi e il dialogare delle varie dinamiche rifugge programmaticamente la definizione di linearità dipingendo uno sfondo sonoro ideale alla narrazione stessa.
Nel brano tutto ciò che musicalmente accade prende spunto da tutte queste molteplici suggestioni: l’inizio del viaggio viene rappresentato in un incipit sospeso e sognante; l’entrata in mare della nave e il procedere sicuro dell’imbarcazione in una brillante progressione; la quiete prima della tempesta in una raggiunta stasi accordale; l’infuriare degli eventi in un accumulo di stratificazioni sonore e un successivo collassare ritmico; la bonaccia in un pianoforte solitario; la deriva oramai raggiunta in un completo isolamento della voce, privata della propria stessa sostanza, e in un ossessivo ripetersi di figurazioni di moog e pianoforte; la terraferma, fine del viaggio e completamento del processo di perdita della memoria, immersa in una quiete surreale.
Attraverso questo unico brano, a sua volta scindibile in tre movimenti e in molteplici episodi, i King of the Opera portano ulteriormente avanti il processo di ricerca sonora già iniziato con Nothing Outstanding, affrontando territori sonori poco battuti dalla band, da talune suggestioni elettroniche o comunque vicine alla primissima musica ambientale a momenti di accumulo sonoro mai raggiunto prima dal trio.
Tracklist
1. | Colours and Lights | 3:55 |
2. | I Remember Something | 8:33 |
3. | Counting Shadows | 7:00 |
Credits
Alberto Mariotti: Guitar, Vocals
Wassilij Kropotkin: Violin, Electric Guitar, Keyboards
Simone Vassallo: Drums